LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 20

 

12 marzo 2017 – 2ª domenica di Quaresima

Ciclo liturgico: anno A

 

Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:

«Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo».

 

Matteo 17,1-9            (Gen 12,1-4  -  Sal 32  -  2 Tm 1,8b-10)

                

O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri e hai dato a noi la grazia di camminare alla luce del Vangelo, aprici all’ascolto del tuo Figlio, perché accettando nella nostra vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del tuo regno.

 


 

  1. Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
  2. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
  3. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
  4. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”.
  5. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.
  6. All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
  7. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”.
  8. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
  9. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.

 

 

Cammino quaresimale

1ª domenica     Mt 4,1-11        le tentazioni                 io sono la salvezza

2ª domenica     Mt 17,1-9        la Trasfigurazione       io sono la Parola

3ª domenica     Gv 4,5-42        la Samaritana               io sono l’acqua viva

4ª domenica     Gv 9,1-41        il cieco nato                 io sono la luce del mondo

5ª domenica     Gv 11,1-45      Lazzaro                       io sono la resurrezione e la vita

 

Spunti per la riflessione

 

Un cammino di bellezza

Gesù ci conduce in disparte, in questa quaresima.

Lo fa per permetterci di tornare in noi stessi, per riafferrare l’essenziale, per riaffermare che siamo dei cercatori, per lasciare che la nostra anima ci raggiunga, infine.

Per non essere travolti dalle cose che facciamo e che, troppo spesso, ci definiscono e ci divorano.

Per non essere fintamente innocenti e distratti davanti alle scelte, alle tentazioni che anche Gesù ha voluto sciogliere. L’ossessione del pane, il miracolismo, il compromesso col potere avvelenano il nostro rapporto con Dio.

Sì, abbiamo bisogno di deserto, ma del deserto fatto di silenzi gravidi, di innamoramento, di rarefazione delle emozioni.

Un deserto luminoso in cui poter vedere Dio.

 

Sempre lui

Salgono sul monte, su un alto monte.

In realtà è una collina ma l’amore rende tutto immenso.

E lì, annota Matteo, Gesù viene trasfigurato. Svela la sua profonda natura, la sua vera identità.

Non si toglie il vestito dozzinale sotto cui si nasconde Superman, no.

È lo sguardo dei discepoli che cambia. Perché la bellezza, come l’innamoramento, come la fede, sta nel nostro modo di vedere. Quando sono innamorato trovo il mio amato il più bello fra tutti. Quando amo una disciplina sportiva sono disposto a sudare e a faticare per praticarla. Quando riesco a orientare la mia mente verso le mie emozioni, colgo la bellezza abbagliante di un paesaggio.

Molte cose concorrono nella bellezza. Una fra queste, certamente, è lo sguardo interiore capace di cogliere la verità, l’armonia, la pienezza in un oggetto, in un paesaggio, in una persona.

Possiamo stare con Gesù tutta la vita, e frequentarlo, e credere, e seguirlo.

Ma fino a quando il nostro sguardo interiore non si arrende alla sua bellezza, non ne saremo mai definitivamente segnati.

 

Sinai

Accade come sul Sinai, quando Dio si manifesta a Mosè in tutta la sua gloria: le nubi, i fulmini, la voce, l’ombra, la paura. Paura che deriva dall’intensità della bellezza, dall’insopportabilità della visione interiore.

Mosè e Elia conversano con Gesù: la Legge e i Profeti si inchinano al rivelatore del Padre.

Pietro viene travolto: la bellezza gli ha colmato il cuore.

Di quanta bellezza abbiamo bisogno per affrontare la parte faticosa del deserto! Quanto dobbiamo fare memoria per trovare il coraggio di partire in viaggio verso l’ignoto!

Il Dio bellissimo, misterioso e presente, rispettoso dei nostri tempi, seducente e libero, ci spinge a partire, a salire, a crescere.

Come ha fatto padre Abramo, il primo credente della Storia.

 

Lech lecka

Vattene! Esci!

Nel testo originale della chiamata di Abramo si legge Lekh lekhà! che traduciamo con va’ via!

Ma che, letteralmente, significa, va’ per te stesso o va’, ti conviene!

Uscire significa, allora, entrare.

Entrare in sé, scoprire la dimensione della propria interiorità che abbiamo trascurato, accorgerci di avere un’anima. E che splende della bellezza divina.

Anima che non è la somma delle nostre emozioni, o dei nostri pensieri ma che è all’origine dei nostri pensieri e delle nostre emozioni e che possiamo scoprire con un lavoro costante di riflessione e di silenzio, di lettura orante della Bibbia e di preghiera.

Esiste l’anima, eccome!, è parente stretta dell’inconscio e a volte ne deve tenere conto, ma non si identifica con esso, è di più.

È un brandello della scintilla divina che abbiamo ricevuto nel momento del nostro concepimento, è il desiderio insopprimibile di assoluto e di pienezza che portiamo incollato nel cuore, è la percezione sana, profonda, irremovibile, di essere gettati nell’esistenza con uno scopo.

Questo deve fare Abramo, passare dal “fuori” al “dentro”, abbandonare gli idoli.

Gli conviene, è il momento giusto.

Lasciare la città, la folla, il giudizio degli altri, i legami, non sempre costruttivi e fecondi, con i famigliari, per andare altrove. L’uscire dalla città per andare nel deserto è il movimento della consapevolezza, il prendere in mano il proprio destino, decidere di vivere da protagonisti la propria vita.

Ma per andare dove?

Non lo sa ancora. Lo saprà solo camminando, muovendosi. Finché sta fermo, racchiuso nel suo piccolo mondo, nel suo dolore, nelle mille incombenze che cerca di governare, non capirà mai che esiste un altro luogo, un altro sé da scoprire. Solo camminando scopriremo dov’è la meta.

 

In cammino

Siamo chiamati a riconoscerci viandanti, cercatori, mendicanti di bellezza e di luce.

Chiamati a sperimentare la bellezza assoluta che non si identifica col lusso, con lo sfarzo, con l’eccesso. Ma che risuona in noi come nutrimento per l’anima.

La bellezza che contagia un paesaggio, un gesto, una melodia, una scelta.

Una bellezza che riflette la nostra natura profonda, così spesso appesantita da mille brutture.

Per questo siamo entrati in quaresima. Per fare esperienza del Dio bellissimo.

 

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L’Autore

 

Paolo Curtaz

Esegesi biblica

 

La trasfigurazione (17, 1-8)

 

Il carattere fortemente simbolico di questa narrazione, indica che questo racconto, come quello del battesimo di Gesù, ha un valore teologico più che storico. La narrazione ha il suo fondamento su un’esperienza mistica dei discepoli, ma l’esperienza è descritta mediante immagini simboliche cosicché  resta impossibile ricostruire l’esperienza stessa.

 

La pienezza della percezione della realtà di Gesù così come viene indicata nell’episodio della trasfigurazione fu raggiunta dai discepoli solo dopo la risurrezione. Pertanto l’inserimento del racconto qui – dopo la confessione di Pietro e la predizione della passione – ci fa intuire che Mt vuole riaffermare la messianicità di Gesù non solo nella sua risurrezione, nella sua gloria, ma anche nella sua incarnazione e passione dove essa è nascosta.

 

Il centro della narrazione è costituito dalle parole del Padre: “Questo è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo”. L’ascolto è ciò che definisce il discepolo, tutto il resto serve da cornice. La parola di Dio si è fatta chiara nella persona, nelle parole e nell’esistenza di questo Gesù incamminato verso la croce. Non è una parola che trasmette nozioni qualsiasi, ma che rivela chi è Dio, chi siamo noi e qual è il senso della storia nella quale viviamo. Una parola, dunque, che indica ciò che dobbiamo fare e la regola da seguire. Non resta che ascoltarla con cuore attento e obbediente.

 

Un’ultima annotazione: i discepoli, avendo visto Elia e Mosè accanto a Gesù, si chiedono che cosa possa significare questo in rapporto alla concezione popolare del ritorno di Elia (17, 9-13). I rabbini, infatti, parlavano – probabilmente sulla base di alcuni testi dell’AT (Malachia 3, 23-24; Siracide 48, 10-11) – del ritorno di Elia.

La risposta di Gesù è molto chiara: il ritorno di Elia si è realizzato in Giovanni Battista, e lo hanno trattato “come hanno voluto”, trattamento che prefigura la sorte che egli stesso sta per incontrare.

 


Cammino quaresimale - Anno A  

 

1ª domenica     Mt 4,1-11        le tentazioni     io sono la salvezza

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. 4Ma egli rispose: “Sta scritto:

 

         Non di solo pane vivrà l’uomo,

         ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

 

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

 

         Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

         ed essi ti porteranno sulle loro mani

         perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.

 

7Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:

 

         Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”.

 

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. 10Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

 

         Il Signore, Dio tuo, adorerai:

         a lui solo renderai culto”.

 

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

 

2ª domenica     Mt 17,1-9        la Trasfigurazione       io sono la Parola

1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.

 

 

3ª domenica     Gv 4,5-42   la Samaritana    io sono l’acqua viva

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. 11Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”. 13Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. 15”Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. 16Le dice: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”. 17Gli risponde la donna: “Io non ho marito”. Le dice Gesù: “Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. 19Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. 25Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. 26Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”.

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: “Che cosa cerchi?”, o: “Di che cosa parli con lei?”. 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29”Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. 32Ma egli rispose loro: “Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?”. 34Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica”.

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

 

 

4ª domenica     Gv 9,1-41        il cieco nato                 io sono la luce del mondo

1 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. 3Rispose Gesù: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe” - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: “Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. 9Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano: “No, ma è uno che gli assomiglia”. Ed egli diceva: “Sono io!”. 10Allora gli domandarono: “In che modo ti sono stati aperti gli occhi?”. 11Egli rispose: “L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista”. 12Gli dissero: “Dov’è costui?”. Rispose: “Non lo so”.

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: “Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo”. 16Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”. Altri invece dicevano: “Come può un peccatore compiere segni di questo genere?”. E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: “Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”. Egli rispose: “È un profeta!”.

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: “È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?”. 20I genitori di lui risposero: “Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé”. 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: “Ha l’età: chiedetelo a lui!”.

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore”. 25Quello rispose: “Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”. 26Allora gli dissero: “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”. 27Rispose loro: “Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”. 28Lo insultarono e dissero: “Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia”. 30Rispose loro quell’uomo: “Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. 34Gli replicarono: “Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. 36Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. 37Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. 38Ed egli disse: “Credo, Signore!”. E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: “È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”. 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: “Siamo ciechi anche noi?”. 41Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”.

 

 

5ª domenica     Gv 11,1-45      Lazzaro     io sono la resurrezione e la vita

1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”.

4All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”. 8I discepoli gli dissero: “Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?”. 9Gesù rispose: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui”.

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. 12Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se si è addormentato, si salverà”. 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: “Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!”. 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”.

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”. 23Gesù le disse: “Tuo fratello risorgerà”. 24Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. 25Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. 27Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: “Il Maestro è qui e ti chiama”. 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: “Dove lo avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: “Guarda come lo amava!”. 37Ma alcuni di loro dissero: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?”.

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni”. 40Le disse Gesù: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”. 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. 43Detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: “Liberàtelo e lasciàtelo andare”.

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.